Lucania, un paesaggio di anime*

[…]con tutta l’ansia che non ti so dire
potremo insieme vivere e morire.
Rocco Scotellaro, È fatto giorno, 1954

HENRI CARTIER-BRESSON

Era datata 18 aprile 1985 la lettera con cui Henri Cartier Bresson informava il suo amico Rocco Mazzarone – medico intellettuale e profondo conoscitore della Lucania – che le ventisei foto – montate su pannelli di masonite – dei suoi reportage in Basilicata negli anni 1951-’52 e 1972-‘73, si trovavano al sicuro in un deposito parigino, al n° 4 di Rue des Volontaires, pronte per un lungo viaggio verso Tricarico.
Com’è noto le ventisei fotografie donate dal celebre fotografo francese al comune di Tricarico, in onore di Rocco Scotellaro, arrivarono a destinazione solo nel 1990, dopo essere state esposte prima a Parigi e poi a Monaco di Baviera, e attualmente costituiscono il nucleo fondante della preziosa collezione di immagini della Lucania all’interno degli archivi fotografici del Centro di documentazione “Rocco Scotellaro e la Basilicata del secondo dopoguerra”.
Quando il più grande fotoreporter della storia giunse per la prima volta in Lucania, erano gli anni (dal 1951 al 1965) in cui l’interesse nazionale si concentrava sulla Basilicata, dapprima con il Piano del Governo De Gasperi per l’evacuazione dei Sassi di Matera e subito dopo con l’arrivo nel materano delle spedizioni etnografiche sul folklore dei contadini lucani di Ernesto De Martino, accompagnato da Ando Gilardi e Arturo Zavattini, con le ricerche dei gruppi di studio statunitensi sulle comunità coordinati da George Peck e Friedrich Friedmann, nonché le ricerche urbanistiche di Ludovico Quaroni e Adriano Olivetti, il quale proprio nel 1951 chiese a Henri Cartier Bresson di accompagnare le ricerca a Matera, ed infine nel 1964 con l’arrivo della troupe per le riprese del “Vangelo Secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini.
Il fascino intellettuale e visivo che la Lucania esercitava all’epoca era dunque assai forte. La regione, come altre del mezzogiorno, ma in modo forse ancora più emblematico, divenne pertanto oggetto di studio per un considerevole numero di fotografi, noti e meno noti. Dopo le esperienze di David Seymour a cavallo tra il 1951 e il 1952 fu la volta di Cartier Bresson che, appoggiandosi proprio a Scotellaro e Mazzarone, e girando in compagnia di sua moglie e di Mazzarone stesso, toccò in Lucania, nel primo viaggio, numerosi luoghi quali Aliano, Craco, Ferrandina, Matera, Metaponto, Pisticci, Rionero, Scanzano, Stigliano.
Ciò che Cartier Bresson riuscì a catturare della Basilicata fu il racconto della vita dei vinti, degli ultimi, di quei riti antichi, arcaici, di “un mondo serrato nel dolore e negli usi, negato alla Storia e allo Stato, eternamente paziente” (Carlo Levi, Cristo si è fermato ad Eboli).
Bresson fu capace di consegnare all’eternità l’epicità di quei volti scavati dalla fatica, interessato alla fotografia non come mera ricerca estetica, ma al risultato che attraverso l’obiettivo poteva raggiungere: “catturare quel minuto, parte della realtà”.
Espresse con la fotografia ciò che il celebre poeta di Tricarico realizzò con i suoi versi: restituire voce e contorno a chi per secoli era stato ridotto al silenzio e all’invisibilità.
Fu raccoglitore dell’irripetibilità, di quel segmento naturale ed autentico che si consegnava anarchico al suo “occhio di falco” in grado di scrutare, comporre ed ordinare il reale in un gioco di luci, scevro di inutili tecnicismi, guidato unicamente dalle traiettorie della sua immensa sensibilità.
Cartier Bresson come nessun altro è riuscito a sentire con gli occhi l’autenticità e la bellezza di quel mondo quasi impenetrabile, “educato” a non vedere e a non essere visto.
E poiché come scriveva Julio Cortazár: “un racconto è come una fotografia: quel che si vede è solo ciò che è compreso nell’inquadratura”, non si può che essere grati all’ “occhio del secolo” per aver consegnato alla storia il racconto di quella gente “con la faccia di terra e le braccia di legno”, la luce di quei paesaggi di anime senza tempo e tutta la drammaticità e la poesia di una terra che per anni ha atteso, paziente, che facesse finalmente giorno.

Mariagrazia Passamano

*Lucania, un paesaggio di anime (Pubblicato su NUOVO MERIDIONALISMO, Periodico di attualità e cultura, ISSN 2282 4375, Gennaio-Febbraio 2020 ANNO XXXV, pag. 51)

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